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Pietro Giovanni de Quesada

Arma della famiglia Quesada in Sardegna, sec. XIII. </b>(<i>ricostruzione virtuale</i>)<b>

Data Nascita27-04-1630
Località NascitaSassari
PaternitàFrancesco Nicola de Quesada
Maternitàdonna Margherita Pilo y Sambigucho
Stato Civileconiugato in Sassari il 12.8.1651 con donna Orsola Passamar y Castelvì y Pilo
DiscendenzaFrancesco, Giuseppe, Antonio, Giovanni Battista, Maria, Margarita, Juan (Gavino), Stefania, Cristoforo, Diego
RamoRamo del giurista Pietro
Titolo Nobiliarecavaliere, nobile, don
Altri Titolilaurea in giurisprudenza
Professioneconsultore giusdicente del dipartimento di Gallura
Data Morte1675
Località MorteNapoli
NoteDon Pietro Quesada, figlio di Francesco Nicola e di Margherita Pilo, nacque il 27.4.1630 a Sassari. Studiò diritto presso l'università di Salamanca e rimase in Sapagna fino al 1652 quando rientrò in Sardegna in seguito alla morte del padre causata dalla peste che flagellava l'Isola. Subito esercitò l'avvocatura e, non ancora venticinquenne ricoprì importanti cariche pubbliche. Fu Consultore e Giusdicente dell'Incontrada di Gallura. In seguito divenne Consultore e Avvocato dei Poveri nel Tribunale del Santo Uffizio. Celebre giureconsulto, fu nominato nel 1656 Avvocato Fiscale della Regia Governazione di Sassari e, contemporaneamente, Assessore della Regia Vicaria Turritana. Nel 1656, intervenendo al parlamento riunito in Sassari dal vicerè conte di Lemos, fu nominato Avvocato del Fisco e del Regio Patrimonio presso la Reale Governazione. Nello stesso periodo fu assessore della mensa arcivescovile e dopo avvocato generale dei poveri di tutto il regno. Infine fu giudice della Sala Criminale della Reale Udienza.

Tante attività non gli impedirono di scrivere alcune opere giuridiche che ancora oggi ci rimangono:

- Dissertationum quotidianarum juris in tribunalibus turritanis controversi ... etc. (Napoli, 1662)

- Controversiarum forensium, rerum, practicabilium et judicatarium ... etc. (Roma, 1666)

Le dissertazioni quotidiane sono 25 e l'autore le dedicò al marchese di Castel Rodrigo, vicerè di Sardegna.

Le controversie forensi, che costituiscono un appendice alla prima opera, furono dedicate al cardinale Sforza Pallavicini, teologo e letterato insigne, autore della Storia del Concilio di Trento.

Questa seconda opera è considerata migliore della prima per la qualità e quantità degli argomenti, per una migliore esposizione della scienza legale e per l'uso del latino ora meno aspro e più scorrevole. Qui egli fa riferimento alle origini della Famiglia Quesada, alla sua residenza a Salamanca. Scrisse, inoltre, alcune memorie che permettono di avere un quadro della vita nella Sassari del '600. Descrsse gli episodi di peste del 1580 e del 1652, l'incendio della chiesa di S, Apollinare e l'effigie miracolosa del Cristo salvata dal capitano Antonino Siculo. Dichiarò aspre e ingiuste le prammatiche spagnole che costringevano i pastori a delinquere oppressi dalla miseria. Deplorò l'enormità delle incariche e le definì "mostro di debolezza pubblica, oppressore della libertà individuale e delle private fortune". Le sue opere forensi costituirono per lungo tempo materia di studio nel foro sardo e spagnolo. Così fece il Frasso nel "De regio patronato indiarum", il Calderon e l'Amigand. Il motivo per cui scrisse le due opere ce lo racconta lui stesso dicendoci di aver fatto tutto ciò come stimolo per i sardi ed incitarli a scrivere. Ma questo suo amore per la terra natale lo spinse a schierarsi con i vendicatori della morte di Agostino Castelvì, marchese di Laconi; credette, come tanti altri, che il Castelvì fosse il più saldo sostenitore della sarda nazione. Il duca di San Germaano, venuto ion Sardegna, con alti e straordinari poteri lo esiliò a Napoli dove morì nel 1675 per mano di un sicario.

Sposò in Sassari il 12.8.1651 donna Orsola Passamar y Castelvì y Pilo.da cui ebbe dieci figli: Francesco, Giuseppe, Antonio, Giovanni Battista premorto al padre, Maria, Margarita premorta al padre, Juan, Stefania, Cristoforo, Diego.

Qui di seguito si riporta il suo testamento (originariamente scritto in spagnolo) tradotto in italiano. Gavino Pilo de Quesada suo discendente lo utilizzò come una delle prove di ammissione all'Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro.