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Testamento di don Pietro de Quesada y Pilo


Cagliari 14.9.1670

In nome di Dio, e della Santissima Trinità Padre, Figlio e Spirito Santo. Amen. Poiché io dottor don Pietro Quesada, giudice della Corte di questo Regno, essendo leggermente ammalato penso di andare nella Città di Napoli per curarmi secondo la volontà di Dio, è probabile che durante l'imbarco o la cura Egli voglia servirsi di me.

Pertanto prevenendo questa probabilità, dispongo il mio testamento nella forma seguente.

Innanzitutto ordino che in caso di mia morte si dicano duemila messe, vale a dire mille per la mia anima, e mille per quella dei miei genitori verso i quali mi sento debitore, e di cui disporrà mia moglie.

Item, iure legati lascio al convento di San Pietro di Sirchis (Silki) della Città di Sassari dei Frati Osservanti, una pensione che ho sopra il Terzo Servizio della Città di Sassari di trecento scudi, perché con la sua rendita si celebri ogni anno la festa del glorioso San Diego di cui sono molto devoto, e il mio attuale figlio primogenito, o colui che lo sarà, abbia il dovere di dare il giorno della festa, sei scudi ai frati per il pasto, ed essi gli diano in cambio un cero, e in qualsiasi momento questa rendita vada male, rimane vincolata tutta la mia proprietà a sua garanzia.

Item dichiaro che sono sposato con la mia cara e amata moglie donna Orsola Passamar, la cui dote ho ricevuto con atto pubblico, in potere di Angelo Martines notaio pubblico della Città di Sassari, oltre cui ho ricevuto centocinquanta scudi, vale a dire cento da Agostino Garrucho della Villa di Tempio, e cinquanta da donna Maria Satta della Città di Sassari per un debito che essi avevano con suo padre don Diego Passamar, e chiedo che le sia restituita tutta la sua dote per intero, compresa la parte di sua sorella Suor Teresa Passamar, che l'ha donata a mia moglie, ed a me solo nel caso essa mi premorisse, ma se avvenisse prima la mia morte, è mia precisa volontà che alla suddetta mia moglie sia resa la sua parte, e quella di sua sorella.

Item, Iure legati poiché è mia intenzione, in caso sopravvivesse, di far maritare mia figlia donna Stefania, le lascio in più rispetto ai suoi fratelli, mille scudi della consistenza dei miei beni.

Item dichiaro che la Città di Sassari è solita pagarmi il secondo giorno della Pentecoste, tramite degli ufficiali all'uopo sorteggiati, ottanta scudi ogni anno per un oliveto, rendita che lascio a mio figlio don Francesco Quesada a lui perpetuamente vincolato, e in successione deve passare al mio figlio secondogenito,e su in infinitum e che da questa siano escluse le femmine, anche se maggiori, desidero anche che questa rendita non venga considerata più di quattromila lire e quando egli avrà la parte che gli compete della mia eredità, uguale a quella degli altri fratelli, gli sia conteggiata questa rendita.

Divido tra i miei eredi universali di tutti i miei beni attuali e futuri, i diritti e le azioni, che mi possono appartenere adesso, o nell'avvenire, ai miei cari ed amati figli don Francesco, don Giuseppe, don Antonio, donna Maria, don Juan, donna Stefania, don Cristoforo, don Diego, in parti eguali, e rimane inteso che se si sposasse donna Stefania le siano dati dal corpo dei miei beni i detti mille scudi in più, come ho detto, e che a don Francesco in conto della sua quota gli si lasci la rendita dalla Città; e che si succedano ad invicem, e in caso che uno muoia seguano gli altri, tanto in età pupillare, come in età adulta, sia morendo con un legittimo testamento che senza, finché uno di loro non avrà dei figli legittimi e naturali. Nel caso io muoia in questo viaggio, ordino che sia subito venduta la mia biblioteca, o al dettaglio o intera, lasciando sessanta libri per don Francesco che egli stesso sceglierà, in donazione, senza che siano considerati, come pur egli lascio tutti i miei libri in castigliano, che possiedo nella detta biblioteca.

Item più nomino la mia cara ed amata moglie donna Orsola Passamar tutrice, curatrice e amministratrice dei miei beni e dei miei figli finché abbiano raggiunto l'età di venti anni; e questo incarico lo lascio all'uso sardo, che non abbia obbligo di dare conto di alcun frutto, e al figlio che contravvenisse a questa mia volontà, o facesse causa a sua madre, verrà tolta la sua parte di eredità, ritrovandosi solo la legittima, e lascio questa parte che ho tolta, ai rimanenti figli che furono obbedienti. Con il presente testamento revoco, cancello e annullo tutti gli altri precedenti, o i codicilli che furono fatti in procura di qualsiasi notaio o scrivano, in cui posso aver fatto uso di qualche parola derogatoria, delle quali voglio fare espressa menzione, perché di quelle parole io ora mi pento e chiedo che sia valido solo questo testamento e che sia preferito a tutti gli altri.

Questa è la mia ultima ed estrema volontà, e il mio ultimo ed estremo testamento, e chiedo che esso valga di diritto quale testamento, e se in questo modo non dovesse valere, chiedo che valga per diritto di codicillo nuncupativo, o come altra mia ultima ed estrema volontà che si usi la forma che risulti migliore legalmente, così da valere ed avere potere.

Faccio questo mio testamento nella casa dove solitamente abito situata nel Real Castello di Cagliari, oggi quattordici del mese di Settembre dell'anno della Natività di Nostro Signore Gesù Cristo 1670.

Segno del testatore, che conferma che questo mio testamento io lo approvo, ratifico firmo e giuro.

don Pedro Quesada Pilo testimoni per questo mio testamento chiamati conosciuti e rogati sono il dottor Domenico Fadda e Andrea Farina Procuratore Pubblico dimoranti in questa Città.

D.r Domenico Fadda

Andrea Farina sono testimoni.


11 novembre 1670, Cagliari.

Il notaio Andrea Farina pubblica il testamento di don Pietro Quesada Pilo a richiesta di donna Orsola Passamar Quesada, sua vedova.

Il presente testamento resta per me Notaio infrascritto, pubblicato davanti alla nobile donna Orsola Passamar e Quesada vedova del nobile e magnifico quondam don Pietro Quesada e Pilo del Consiglio di Sua Maestà, la quale dichiara che accetta tutto quanto è disposto nel detto testamento e che accetta detto incarico ab benefici de inventari, senza tuttavia pregiudicarsi di tutti i diritti, che in qualsiasi tempo le competano o competeranno, i quali protesta rimanere sempre salvi ed illesi. Testimoni sono il d.r Domenico Fadda e Andrea Farina Procuratore Pubblico in Cagliari dimoranti.

d.r Domenico Fadda testimone

Andrea Farina sono testimone.